Il collettivo Giuseppefraugallery nuoce gravemente....









Noi siamo uno spazio indipendente, no-profit, autogestito, anche un collettivo, eppure spesso veniamo attaccati come fossimo una galleria nata dal mercato per il mercato, pur non vendendo, o cercando di vendere, nulla e nessuno.


Tutto questo perché proviamo a essere selettivi, crudelmente selettivi, prima di tutto nei nostri confronti, poi in quelli della ricerca artistica e degli artisti con cui collaboriamo. Non lo facciamo per cinismo o snobismo, ma per la convinzione che un'arte utile anche al territorio (di un bene comune quindi), non possa nascere da pratiche artistiche amatoriali, mediocri, disoneste, portate avanti da persone con un agire da sciacalli, approfittando dell'ignoranza, della diffidenza, della distanza, dei preconcetti e dell'odio di alcuni verso quello che credono di non capire, quindi verso l'arte contemporanea.



La provincia, del resto, qui è sempre stato il rifugio per chi non ha avuto e/o non può avere chances nel duro mondo dell'arte, un luogo del pensiero profondo oltre che delle opere, una realtà che non è sempre e solo Sistema ma è prima di tutto fatto di confronti ad alta qualità, senza troppi spazi per chi ha ritmi e pretese buoni solo a piegare l'arte ai menù da trattoria.


Per noi è importante dedicare la vita all'arte e l'arte al mondo: non solo a parole, ma con nuove pratiche operative e l'innovazione dei linguaggi artistici utilizzati a tale scopo.


La nostra è una barricata anche contro quegli artisti che sulla carta si pongono quasi come degli innovatori, ma che con le loro opere continuano a proporre linguaggi vetusti, vecchie sculture vecchie, pittura da arredamento, mediocri installazioni epigone di lavori eccelsi fatti da altri prima...


Niente da dire con chi, pur producendo opere senza innovazione o qualità eccelsa, almeno non passa il tempo ad ordire trame contro il Sistema dell'arte come la volpe con l'uva e/o cerca lo scontro forzoso con chi, semplicemente, ha maturato un gusto differente, troppo avanzato per essere infinocchiato da opere che al massimo potrebbero decorare qualche parete, ma mai l'anima del mondo.


Certo, in questo modo siamo sempre di meno, rispetto alla nostra partenza: in molti non riescono a dedicare completamente la loro vita all'arte, è comprensibile.


Alcuni preferiscono sposarsi e fare figli, dicono, come se questo non fosse conciliabile con un'agire culturale di impegno e qualità, o come se famiglia e prole a un'artista fossero proibiti; altri vorrebbero fare ed essere arte ma aspettando l'ispirazione che, sia chiaro una volta per tutte, non arriva caso, dall'alto... Molto più spesso, semplicemente, in tanti non reggono e non hanno retto all'isolamento al quale ti costringe una collettività cieca-sorda e ignorante - od opportunista - e alla messa in gogna generale che da queste parti ti impongono se non ti allinei... al tavolino del bar e allo status-quo che è mediamente di mediocrità.


Ma altri resistono, altri si aggiungono, altri ancora si aggiungeranno, anche se trovare una qualità disponibile verso un territorio, mafioso e disgraziato, è sempre più difficile... Nonostante tutto, nonostante il nostro essere sempre più selettivi e crudeli verso le nostre scelte, la politica del fare e del farlo bene - nella maniera più onesta e consapevole che ci è propria - è per noi vitale. La Storia dell'Arte, del resto, è fatta da tanto sovvertimento delle regole e dell'accademismo, di molta iniziale, apparente marginalità... A chi vuole distruggere noi proponiamo l'alternativa del costruire, qualcosa che la sperimentazione artistica ha sempre portato nel mondo. Come Alighiero Boetti diceva, anzi, per portare il mondo al modo, al mondo il mondo.











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